Giulio Quaglio
Giulio Quaglio (Laino 1668-Laino 3 luglio 1751)
Giulio Quaglio nasce nel 1668 a Laino da Giovanni Maria, pittore (secondo la tradizione allievo del Tintoretto) e da Lucia Traversa. Il padre e altri artisti della famiglia furono i suoi primi insegnanti. È stato discepolo di Marcantonio Franceschini a Bologna, un ambiente dominato dalla pittura dei Carracci, del Guercino, del Reni, del Cignani, del Pasinelli, ed è rimasto fedele a questa lezione per tutto l'arco della sua vicenda artistica, anche se l'incontro con il mondo veneto e con le opere di Veronese e Tintoretto, lo portarono a schiarire la tavolozza e a ingentilire il robusto e plastico modellato.
La sua attività pittorica ha avuto inizio in Friuli, in particolare a Udine, dove è stato chiamato tra il 1691 ed il 1692 da due capomastri conterranei, Bartolomeo Rava e Giovanni Battista Novo, ai quali era stata affidata, nella città che rinnovava il suo volto urbano, la costruzione di alcuni palazzi tra i quali quello del Monte di pietà e il palazzo della Porta. Nel 1694 ha sposato la figlia sedicenne del Novo, Margherita, da cui ebbe sette figli, tre dei quali Raffaele (n. 1695), Giovanni Maria (n. 1709) e Domenico (n. 1714), hanno esercitato a loro volta la professione di pittore, operando all'interno della bottega paterna.
A Udine e in Friuli ha lavorato dal 1692 al 1701, affrescando con soggetti sacri o mitologici chiese e palazzi ed eseguendo diverse pale d'altare. Negli affreschi di contenuto storico-mitologico dei palazzi della Porta e Strassoldo, suoi primi lavori entrambi datati e firmati 1692, già offre dimostrazione di uno stile che ha pervaso tutta la sua pittura con forme robuste e altisonanti fortemente chiaroscurate, scarso amore per il paesaggio, impianto scenico accentuato dalla decorazione dipinta a monocromo o eseguita in rilievo a stucco bianco da collaboratori (soprattutto dai conterranei Lorenzo Retti e Giovanni Battista Bareglio).
Nel 1702 è stato chiamato a Gorizia per decorare il duomo: un capolavoro purtroppo completamente distrutto dai bombardamenti della prima guerra mondiale. Ma la trionfale opera ha trovato un immediato favore nella vicina Slovenia, anch'essa parte dell'impero austriaco. A Lubiana si stava ricostruendo la cattedrale di San Nicola su progetto del Pozzo, e il decano Giovanni Antonio Thalnitscher su indicazione del patrizio Giovanni Andrea de Coppinis e del conte goriziano Francesco de Lanthieri, vicerè della Carniola, si è rivolto al Quaglio che nel 1703 ha iniziato l'impresa dipingendo il monumentale affresco dell'alto soffitto della navata con la Gloria di San Nicola. È questa in assoluto l'opera di maggior impegno del pittore, che vi ha lavorato per ben quattro anni (i lavori terminarono nel 1706) con l'aiuto di maestranze locali e dell'allievo sedicenne Carlo Innocenzo Carloni.
Nel 1708 ha affrescato il soffitto bombato del salone a pianterreno del Meerscheinschlössl di Graz con la vasta raffigurazione del Trionfo della religione cristiana sul paganesimo e nel 1709 il pittore ha prestato la propria mano anche nella residenza estiva del vescovo di Salisburgo, il castello di Klesheim, nel quale già lavoravano numerosi stuccatori lombardi, tra i quali i suoi conterranei Paolo de Allio e Diego Francesco Carloni. Alla fine dello stesso anno lo troviamo impegnato nella decorazione del soffitto della cappella del Pio Luogo della Misericordia di Bergamo ed in quella del presbiterio, del soffitto della navata e di cinque cappelle della chiesa di San Paolo d'Argon (Bergamo), portata a termine nel 1714. Qui il pittore ha mostrato un cambiamento concettuale e stilistico negli affreschi che possiamo vedere negli anni successivi, non tanto nella grandiosa decorazione del presbiterio della chiesa parrocchiale dei Santi Quirico e Giulitta di Lezzeno (1712), quanto negli episodi mitologici e storici del salone di Apollo del palazzo Martinengo Palatini di Brescia (1714) e nei lavori seguenti, la Gloria di Sant'Abbondio nella cupola della parrocchiale di Mezzegra (1716), gli affreschi della volta dell'oratorio di San Giuseppe nella sua Laino (1717), nella volta della chiesa di Santa Maria del Rezzo a Porlezza (1717) ed in quelli coevi della navata della chiesa di Santa Maria di Oleno a Sforzatica (Bergamo).
Anche se con l'avanzare degli anni le sue opere cedono in forza, movimento e monumentalità rispetto a quelli della giovinezza, il pittore ha lasciato cicli di affreschi dal forte impatto emotivo nella chiesa parrocchiale di Stazzona (1726), nell'Oratorio della Madonna del Restello a Castiglione (Centro Valle Intelvi) (1726), nelle parrocchiali di Esine (1727), di Alzano Maggiore (1727), nell'oratorio di Santa Maria di Loreto a Lugano (1729) e nelle pareti del presbiterio della chiesa di Santa Maria del Rezzo a Porlezza dove ha lavorato in più riprese, da ultimo nel 1737-1748, quand'era prevosto il figlio Michelangelo e Santa Maria delle Grazie a Gravedona (1732). Giulio Quaglio muore nella propria casa, a Laino, il 3 luglio 1751. L'atto di morte parla di un "grave impedimento che aveva in gola" che gli ha impedito persino di assumere il sacramento dell'eucarestia.