Il Ciclo dei Mesi a Lura

Vi siete mai fermati a guardare e comprendere lo splendido Ciclo dei Mesi nella chiesa di San Silvestro a Lura? L'affresco, esteso lungo le pareti del lato destro rispetto all'ingresso (quello della vecchia chiesa per intenderci), di autore ignoto e di ispirazione medievale, probabilmente posteriore al 1506, è legato soprattutto al flusso dei lavori agricoli.

Questi temi ed elementi ricorrono anche in molti altri esempi di questo periodo in forma pittorica, scultorea o musiva negli edifici religiosi. Ai nostri occhi scene legate alla lavorazione della terra e alla vita contadina possono apparire fuori luogo in questi contesti, tuttavia bisogna pensare che il tempo, scandito ciclicamente dal lavoro, ripercorre nelle sue fasi tutti gli avvenimenti liturgici del cristianesimo e attraverso la sua pratica, l'uomo si riscatta definitivamente dalla colpa di Adamo, già lavata col Battesimo. È bene ricordare che nei cicli dei mesi del Medioevo l'anno iniziava con la stagione agricola, quindi nel mese di marzo, lo stesso mese dell'Annunciazione che, anticamente, segnava l'inizio del calendario.

Di Gennaio c'è solo il volto! Si vede un uomo con un cappello e un cappotto che lo avvolge scaldandolo probabilmente dalla neve che copiosa scendeva sulle nostre montagne.

Febbraio e Marzo non sono visibili in quanto distrutti per aprire, in un momento successivo, una porta che conduce alla vecchia sagrestia. Ma, forse, per ammirare la personificazione di questi due mesi basta fare un salto a Santa Maria del Castello a Mesocco (Ticino), visto le similitudini con altri mesi. A Mesocco Febbraio è un giovane inginocchiato ed appoggiato ad un tronco che appuntisce con un'ascia un palo utilizzato come sostegno per le viti. Ai lati si trovano ammucchiati dei pali già lavorati.

Marzo invece è un personaggio in posizione eretta e frontale, con una veste corta e le braccia alzate che soffia in due corni ricurvi.

Le raffigurazioni del mese di Marzo nei calendari medievali italiani si presentavano spesso nelle forme allegoriche del suonatore di corno, conosciuto con il nome di Marcius cornator. La figura che soffia in due corni, simbolo del vento che molto spesso domina le giornate del mese, e i capelli scompigliati dalle folate, conferiscono al personaggio un aspetto inquietante, in alcuni casi quasi demoniaco.

Aprile è un giovane nobile e fiero che avanza su un cavallo mostrando un ramo fiorito. E come un messaggero della primavera ha adornato il proprio cappello con gli stessi fiori, pronto per l'amore.

A Maggio troviamo più o meno lo stesso soggetto: un uomo a cavallo intento nella caccia al falcone.

Veniamo all'estate, al caldo, ai mesi di Giugno e Luglio dove protagonisti sono il fieno e il grano: nei mesi dedicati al lavoro della terra, a Giugno è difficile capire se il contadino sia intento a falciare l'erba (fienagione) o a recidere le spighe mature di grano. E l'opera è completata con la battitura del cereale eseguita da Luglio con uno strumento detto correggiato.

In Agosto inizia la festa: si apre il ciclo dedicato al vino. Ad Agosto si preparano le botti e a Settembre si vendemmia. Agosto (anche se si possono solo fare ipotesi visto che il dipinto è mutilo) è un bottaio che cerchia una botte battendo con un martello di legno un cuneo per stringere bene i cerchi intorno alle doghe, e Settembre si appresta con una gerla a raccogliere i grappoli maturi e succosi.

Ottobre è una donna (l'unica...!) dalla lunga veste rossa che raccoglie in un cestino le buone, buonissime castagne che nell'economia dell'epoca avevano un ruolo importante perché la farina di castagne sostituiva quelle dei cereali nei periodi di carestia.

A Novembre si ricorda l'uccisione del bue e a Dicembre l'uccisione del maiale. In un periodo in cui il freddo dell'inverno assicurava la migliore conservazione delle carni si legge in quella uccisione il peso e la possibilità di sopravvivere fino ai raccolti della primavera. Nel dipinto dell'ultimo mese dell'anno, mutilo nella parte bassa, probabilmente era presente un contenitore per raccogliere il sangue per ottenere il sanguinaccio perché si sa che del maiale non si butta via niente.

(Simona Castelli, Claudia Bianchi)